Poesie premiate
* " La Pescheria"- Vincitrice del premio internazionale " Città di Quarrata"
* "Napoli est"- vincitrice del premio nazionale di poesia " Contini Bonacossi"
* "Borgo Stella" vincitrice del concorso nazionale di poesia " Città di Acqui Terme"
* " La Pescheria"- Vincitrice del premio internazionale " Città di Quarrata"
* "Napoli est"- vincitrice del premio nazionale di poesia " Contini Bonacossi"
* "Borgo Stella" vincitrice del concorso nazionale di poesia " Città di Acqui Terme"
La pescheria
Chiamava la pescheria da porticati e traverse cuore aperto di maree, bolge di salini colori, rotondi occhi di fondali sogno ancora di azzurre correnti e giochi di scogliere. Luccicava aspre cromie di urlanti pescatori, il blu, il rosso di mari e sanguigne creature, cristalli di sabbie e rocce. Era echi di leggende, stupori di bufere. Chiamava a braccia, a gesti, a grida d’acque e spume. Respirava a nasse di livree argentate. Direzioni e incroci di vicoli stretti, odori pungenti per file,rientri, sporgenze. L’antico mercato della vita, danze di volti a girare tra i banchi, richiamo di oceani lontani. Cantava la pescheria a mille gole, mani vaganti tra vecchi archi di sole, canzoni d’abissi profondi e cieli aperti contesa tra verdi marini e bagliori terrestri. Calavano dolci sirene, armonie tra pelle e squame, allegrie e spigoli di raggi mattutini. Era l’amore di gatti salmastri, risacca vociante di teste mozzate, pinne vanamente protese al richiamo delle onde. Napoli est
Benvenuti a Napoli est improvvisato cartello, sfida di una terra di confine fatta di case affollate, palazzi non finiti, montagne di rifiuti. Cose su cose fitte a contendersi un cielo che non c’è. E quasi si tocca l’apatia del mondo nello sfilare delle idee abbandonate, nei volti dei passanti assenti, rassegnati, chiusi in un grigio territorio di vie, cortili, portoni, negozi e commercio nero come il comando, il passa parola che aleggia, il colpo di pistola tra la folla in pieno giorno. Così di passo svelto come a voler sorvolare uno spazio clandestino appaiono San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli, la bella basilica di Santa Maria della Neve quale inatteso miraggio in tale deserto di speranze e ancora branchi di motorini selvaggi, bande di quartiere, rabbie antiche in chi non sa abbassare lo sguardo. Poi la strada s’apre e si perde per desolate direzioni, incroci e svolte in un cumulo di cementi, baraccopoli sparse, vaganti extracomunitari, furti consumati e lì rimasti. Benvenuti a Napoli est, periferia nella periferia, nel cuore dei sogni scritti sui graffiti. In tanto girare di un malinconico tour restano sui finestrini gli occhi grandi dei bambini quasi a dire… ”siamo la vita noi, il domani”, il coro esasperato della gente onesta, dei giovani sfuggiti alla camorra, poi il tramonto che grida nel viola dei palazzi… “ addio, addio dai territori selvaggi, dai santi protettori, sopravvivere per non morire.” Ma è già sera, nelle luci giallognole tagliamo scure tangenziali e ancora periferie di equivoci, avvertimenti, fumi di immondizie come fragranze della notte. |
Borgo stella
M’incantava la storia della luna calante. Era antica tradizione di borghi, cascinali, occhi di fanciullo tra guizzi e fuochi nelle notti di vendemmia. Notti di un tempo a stelle azzurrine, amori di contrade, promesse per un domani di bagliori, voli e stupori. “Luna calante urlavi, che sia luna calante quando si raccoglie, male segno nebbia e pioggia”. Tu padre antico chino sulle zolle a disegnare forme, a fecondare campi. M’incantava quel tuo parlare fitto a primavera alle tenere foglie delle viti, ai grappoli nati in respiro di cieli, farfalle, fumide campagne e la luce, l’ombra della controra d’agosto nei silenzi delle piane, nelle vigne assolate, nel ronzio giallo e radente dei calabroni dorati. Borgo stella era nel solco aspro dei campi, nel vociare lontano dei casolari, era il canto, la preghiera della raccolta nel grembo riarso e ocra della terra. Era l’orizzonte dei perduti sentieri, la gioia del vino nato tra stelle campagnole, grida, balli, falò di stoppie arse. M’incantavano i riti, le fragranze di quei giorni, il volo dell’ape estasiata tra l’uva matura, la cicala persa nei canti dell’estate; m’illudeva quel chiuso mondo di tornanti il sapore acerbo e dolce della giovinezza. “Luna calante urlavi, che sia luna calante quando si raccoglie, male segno nebbia e pioggia”. |