Dal volume" Cortometraggi"
prefazione di Anna Balsamo ( dalla quarta di copertina). In Cortometraggi, Carmelo Consoli svela non solo maturità nel redigere le proprie pagine e la struttura della raccolta ma anche una ricerca d'ordine da ristabilire, attraverso tutte quelle occasioni che un evento altamente traumatico gli ha fatto credere di avere smarrite o perse, ponendo stilemi e immagini sue proprie come vesti ad asciugarsi al sole dopo la tempesta per poterle ritornare ad indossare e a riconoscersi. Così, "Dalla camera mobile", si dà il ciack al primo cortometraggio formato da plurime vedute realistiche: è come se il poeta metaforicamente si sia messo su quella singolare preziosa striscia fisicamente strutturata a corridoio verso il Sud, con partenza dal Nord, che è la nostra penisola italiana. E' supinamente e vivacemente che il nostro viaggiatore-poeta percorre la penisola, un viaggio che è quasi un tempo d'attesa per rinascere, per trovare là, passato lo stretto, tornato alla sua terra d'origine, il suo sbocco alla vita e quindi a tale rinascita: la Sicilia... E ritornano i primi piani di ritratti femminili; fantasia e avventura fuggitiva dell'effimero che la venustà di sconosciute ispira lasciando il segno. Riecco l'incessante marea d'immigrati che fanno delle nostre strade e dei nostri treni, suggestive, inedita Dakar. Come dopo un lungo pellegrinaggio, si arriva al sigillo dell'opera. " Inquadrature di coda": Carmelo, che si era sperso e che si è ritrovato può dialogare di fronte al "Quadrato otto, fila settantaquattro" dove giace la spoglia di Franca, l'amata moglie scomparsa da più di un anno: ora senza più sgomento, si scopre ad ascoltarla ancora; poi, nell'umano e comune sentire è bellissimo quell'accomiatarsi da lei e dai suoi vicini. Adesso, così prossimi nella loro continuità diversa da noi di spirito e materia, lì, nel cimitero, percorso dallo zefiro di maggio. |