Se d’altri cieli mi accendo (clicca sul titolo per ascoltare)
lirica 3° premio "poesia in lingua" Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “VOCI 2011”.Circolo Iplac.
lirica 3° premio "poesia in lingua" Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “VOCI 2011”.Circolo Iplac.
Il cielo in tasca
Ho strade anonime da percorrere, periferie, palazzi dove vivere o morire significa occupare o lasciare spazi utili, dove nessuno ti bussa alla porta per farti felice e tutti ballano walzer solitari di impossibili sogni. Solco metropolitane, scale mobili, giro angoli, traverse con il solito passo ora accelerato, ora lento delle ore, della noia ma stasera ho il cielo in tasca, sulla faccia tramonti a raggi vermigli, ricami oro arancio e questa città intera poi che s’incendia così all’improvviso sui muri, negli occhi grigi e marroni della gente. Ho il cielo in tasca, inseguo sentieri bianchi, viottoli stretti di menta e verbena e poi i silenzi quelli solari delle piane verdi e oro grano, l’odore buono del pane nelle madie, praterie di lucciole e papaveri. Ma devo stare al gioco dei semafori, in coda agli sportelli, esibire codici fiscali e riempirmi il cuore di guerre, metropolitane disperazioni mentre mi urlano di farmi da parte e che la vita si consuma dall’oggi al domani. Solo che stasera mi sfarinano negli occhi arcobaleni e comete e ho il cielo in tasca e nella giubba lune rosse, stelle come diamanti, grilli campagnoli. Poco m’importa se tutti ballano da soli dentro scatole quadrate e macchine di latta. Io evado da condomini e posti macchina, ritrovo muretti nero lava di capperi e limoni, la parola una e sacra degli amici, azzurrità infinite in cui smarrirmi e rinascere. Scene da un corteo Si fa quello che si deve fare anche senza aver dormito e la barba lunga, anche se le parole sono vento tra i palazzi e le speranze da mesi si assottigliano. Un po' si cammina nel caos dei viali un po' si urla sotto i balconi per la rabbia e il diritto a un posto di lavoro. Avvolti negli striscioni, accarezzati dalle bandiere mentre il mondo non ha più niente da darti e si chiude dietro le finestre. Siamo cento forse duecento forse uomini o solo cartelli di protesta ma la vita non è più quella dei progetti, delle meraviglie e ci si sgola perché la fabbrica riapra e torni quel tempo che eravamo fatica e sogni, tute e turni di lavoro e che pareva eterno nei sorrisi, negli amori, alba dopo tramonto, oro di miniera giorno dopo giorno. Alla sera con il rosa e il vermiglio tra le case è rimasto poco o nulla del corteo finiti tutti noi nell'ansia dei semafori, tra i bagliori delle vetrine, confusi in una folla anonima, pagato un altro giorno all'amarezza. Domani ricominceremo con i fischi, i tamburi il coro degli amici, lo stupore dei figli e anche se la stanchezza è tanta e verrebbe voglia di mollare si fa quello che si deve fare strada dopo strada, con il nostro carico di voci, speranze, la nostra dignità da vivere. |
Questa nostra età
Questa nostra età di vecchi diversamente bella, diversamente triste, senza fretta né sorrisi nei giorni lunghi da passare tra i ritagli del sole, dentro la nebbia delle strade. Ombre leggere siamo che vagano tra i pioppi calmi dei viali, gli angoli, le svolte delle città, nei gesti sempre uguali, nell’assenza di parole come mai avremmo pensato una volta nella fretta di orari e coincidenze. Questa nostra età diversamente dolce è amarezza di confronti nel guardarci negli occhi e leggervi le nostre storie che volevano cambiare il mondo finite nel macero dei sogni. Giorni accesi siamo alle speranze dei figli, ai sorrisi dei nipoti, agli amici rimasti tra le maglie scucite del tempo. E ore, infinite ore a sfogliare l’album dei ricordi, l’ansia nel cuore d’altri cieli immensi, segreti universi, dell’ignoto destino oltre la soglia della vita. Questa nostra età di infinite primavere, diversamente fragile di panchine, larghi giardini, di circoli, ritrovi, di arrembanti, arcane tecnologie, amori che nascono e muoiono ai bordi della città, ha rughe profonde nei volti, solchi e linee nelle mani come libri di una vita da leggere. Fanciulli ritorniamo di candidi amori, amanti sereni di bianche regine e angoli di nuvole celesti spazi sempre uguali di poltrone e finestre. Questa nostra età di vecchi così curva di battaglie , fierezze, illusioni, così saggia nei pensieri diversamente aperta all’anima. Altre fragranze
Ci sono giorni in cui oltre i muri grigi di questa città frenetica piena di palazzi e grattacieli appaiono solo tre case rosse, viottoli alla menta, tornanti di ginestre. Sfilano silenzi di fumide piane, spuntano stelle azzurrine, lucciole nell’aria. Altre fragranze ritornano, come quando la vita era sogno tra capperi e limoni, nella bocca saliva il salmastro fine e per leghe intere ridevano cieli azzurri a perdere. Quattro amici, due botteghe e poi discorsi alle lune ruffiane, un soldo da spendere. Ci sono giorni in questa città caotica che vedi solo il colore dei semafori, ombre che danzano su e giù per scale mobili, metropolitane. Momenti in cui ti sembra di svaporare dai cementi e rinascere uomo antico d’ acque e campi che aveva un tetto giusto per coprirsi e alla sera vino, parole buone, interi firmamenti da guardare. Altre fragranze ritornano, quando vivere voleva dire respirare l’infinito, starsi a contare sulle porte, quando non c’erano file continue, guerre urbane e ognuno aveva un riflesso arcobaleno negli occhi, una storia di bagliori e comete. Momenti in cui ti perdi nelle linee sotterranee come fossi in un intrigo di oleandri e gelsomini. |