Nuvole bianche
di Ema Cecconi
recensione a cura di Carmelo Consoli
La poetessa Ema Cecconi
L’autrice nella sua introduzione al libro dichiara apertamente le ragioni per le quali ha ideato e portato a termine questa silloge poetica ed esprime tutto il suo bisogno di poesia quale contenitore di pensieri ed emozioni; spiega anche il perché del titolo “Nuvole bianche”
Nella fantasia creativa dell’autrice il colore bianco assurge a simbolo di speranza ed in effetti nella mescolanza cromatica questa tonalità è quella dell’attenuazione per eccellenza, della transizione tra i colori più impegnativi nella scala emozionale a cominciare dal nero a quelli più caldi, luminosi e rigenerativi.
Si perché è proprio la speranza il tema centrale del libro, alimentata da un viscerale attaccamento al la vita intesa nei suoi elementi di meraviglia quale l’amore con l’uomo primo attore, la natura, le fragranze e i colori.
Allora tutti gli aspetti negativi, uomo compreso con la sua, a volte, mancanza di sensibilità , vengono avvolti e sedati da un senso di felice comprensione di appartenere ad un mondo in cui si è unici nonostante tutto.
Poesie soffuse di delicatezza in cui la fragilità e la solitudine vengono compensate dall’amore, un amore talvolta solo sognato , con un lui, un amico che le può provocare sofferenza ma mai disperazione, ma soprattutto ripagate dalla luce della vita che si può trovare nei paesaggi, nella sere, nei fiori, nei silenzi, negli arcobaleni.
Ema Cecconi esalta la parte sognatrice dell’eterno femminino soprattutto nell’incontro amoroso espresso molte volte sia direttamente che sotto metafora ( abbraccio di amanti) e sensualità ( Dolce tempesta), nella costruzione di un ideale di compagno ( Dio del sole).
Ma non mancano i momenti di ripiegamento del cuore e una certa inquietudine della morte, ma poi altre poesie portano lontano lungo luci, strade che immergono nelle favole, primavere, cieli, raggi d’argento.
La terza sessione del libro intitolata “ Arcobaleno” è quella che esprime più vitalità e voglia di vita; un aperta dichiarazione di speranza con liriche di slanci salvifici e precede l’ultima sezione “Chi sono” improntata all’introspezione, alle segrete emozioni, alla natura e allo sboccio , quasi alla rinascita di una nuova vita in cui viene ben identificata la figura del suo dio del sole.
Quindi una bella raccolta al tempo stesso piena di proiezioni rigenerative e di velata tristezza che denota una maturità poetica di spessore nonostante ella sia alla sua prima silloge e si definisca una dilettante, in cui i versi brevi e sintetici esprimono con ritmo felice tutta l’intensa emozione dell’autrice per la vita.
Particolare smalto danno alla raccolte le illustrazioni in bianco e nero tratte dai dipinti della stessa autrice che è anche una valida pittrice il ché avvalora ulteriormente le sue capacità di sensibilità artistica ed umana , illustrazioni che mostrano nella poesia tutto un fraseggio di paesaggi ameni .
Sintetizzando il tutto ci troviamo di fronte ad una lettura piacevole di un interno d’anima che si racconta nei suoi travagli e si identifica in un progetto d’amore sia fisico che mentale.
Carmelo Consoli
Nella fantasia creativa dell’autrice il colore bianco assurge a simbolo di speranza ed in effetti nella mescolanza cromatica questa tonalità è quella dell’attenuazione per eccellenza, della transizione tra i colori più impegnativi nella scala emozionale a cominciare dal nero a quelli più caldi, luminosi e rigenerativi.
Si perché è proprio la speranza il tema centrale del libro, alimentata da un viscerale attaccamento al la vita intesa nei suoi elementi di meraviglia quale l’amore con l’uomo primo attore, la natura, le fragranze e i colori.
Allora tutti gli aspetti negativi, uomo compreso con la sua, a volte, mancanza di sensibilità , vengono avvolti e sedati da un senso di felice comprensione di appartenere ad un mondo in cui si è unici nonostante tutto.
Poesie soffuse di delicatezza in cui la fragilità e la solitudine vengono compensate dall’amore, un amore talvolta solo sognato , con un lui, un amico che le può provocare sofferenza ma mai disperazione, ma soprattutto ripagate dalla luce della vita che si può trovare nei paesaggi, nella sere, nei fiori, nei silenzi, negli arcobaleni.
Ema Cecconi esalta la parte sognatrice dell’eterno femminino soprattutto nell’incontro amoroso espresso molte volte sia direttamente che sotto metafora ( abbraccio di amanti) e sensualità ( Dolce tempesta), nella costruzione di un ideale di compagno ( Dio del sole).
Ma non mancano i momenti di ripiegamento del cuore e una certa inquietudine della morte, ma poi altre poesie portano lontano lungo luci, strade che immergono nelle favole, primavere, cieli, raggi d’argento.
La terza sessione del libro intitolata “ Arcobaleno” è quella che esprime più vitalità e voglia di vita; un aperta dichiarazione di speranza con liriche di slanci salvifici e precede l’ultima sezione “Chi sono” improntata all’introspezione, alle segrete emozioni, alla natura e allo sboccio , quasi alla rinascita di una nuova vita in cui viene ben identificata la figura del suo dio del sole.
Quindi una bella raccolta al tempo stesso piena di proiezioni rigenerative e di velata tristezza che denota una maturità poetica di spessore nonostante ella sia alla sua prima silloge e si definisca una dilettante, in cui i versi brevi e sintetici esprimono con ritmo felice tutta l’intensa emozione dell’autrice per la vita.
Particolare smalto danno alla raccolte le illustrazioni in bianco e nero tratte dai dipinti della stessa autrice che è anche una valida pittrice il ché avvalora ulteriormente le sue capacità di sensibilità artistica ed umana , illustrazioni che mostrano nella poesia tutto un fraseggio di paesaggi ameni .
Sintetizzando il tutto ci troviamo di fronte ad una lettura piacevole di un interno d’anima che si racconta nei suoi travagli e si identifica in un progetto d’amore sia fisico che mentale.
Carmelo Consoli